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Le radici dell’aria : Jiří Orten – Fabrizio Ajello

A cura di Susanna Horvatovičová

Albero (Particolare) Inchiostro su carta fotocopiata 20x30 cmLe radici dell’aria: Jiří Orten – Fabrizio Ajello è un progetto curato da Susanna Horvatovičová e ideato dal pittore e scrittore Fabrizio Ajello (Palermo 1973), in seguito al suo contatto con la cultura ceca e in particolare con l’opera del poeta Jiří Orten (Kutná Hora 1919 – Praga 1941). Lavorando su diversi livelli, illustrazione, pittura e poesia, l’artista palermitano ha realizzato nel corso del 2004 un ciclo di schizzi disegnati sulle pagine dei diari di J. Orten, una serie di Taccuini illustrati e un ciclo di tele, Nudi. L’iniziativa è stata articolata in due manifestazioni complementari: un incontro di poesia ispirato all’epistolario immaginario di Ajello con Orten e una mostra itinerante dedicata al ciclo dei Nudi.

Jiří Orten è nato a Kutná Hora nell’ex Cecoslovacchia ed è morto precocemente in un incidente stradale a Praga nel 1941, all’età di ventidue anni. Nell’arco di pochi anni, tra il 1938 e il 1941, lo scrittore di origine ebraica ha concentrato quasi tutta la sua attività, pubblicando raccolte di poesie e scrivendo Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso. Questi tre diari contengono brani autobiografici, frequenti citazioni letterarie, riflessioni quotidiane, poesie ed elegie destinate alla pubblicazione, in cui il presentimento del suo tragico destino si alterna nei versi con tematiche di tipo esistenzialistico. L’estraneità di Orten all’esperienza dell’avanguardia ceca degli anni Venti e Trenta ha avvicinato l’autore a un gruppo di giovani poeti quali Bednář, Bonn, Hirsal, Halas, interessati alle tematiche esistenzialiste, in particolare modo all’indagine della “verità sull’uomo come tale e all’uomo quanto “essere allo stato puro”. La chiave di lettura della loro attività poetica era la ricerca della propria identità, dei sentimenti umani, del bisogno di amore e della non accettazione dei condizionamenti sociali e della crudele realtà del mondo. Benché Orten abbia aderito al circolo letterario di Bednář e di Halas, estendendo motivi biografici a considerazioni filosofiche esistenzialiste, ha coltivato uno stile poetico originale, carico di simboli, allusioni e immagini frammentarie.

Se la parola riesce a farsi immagine e l’immagine parola, Fabrizio Ajello elaborando la poetica di Orten, ha composto versi personali, immergendoli nella quotidianità e nei ricordi, nelle proprie sensazioni passate e presenti. Le donne amate di Orten sembrano, a tratti, ricomparire nelle immagini efebiche e scheletriche di Fabrizio Ajello e vivere un’esistenza propria nell’inviolabilità del ricordo e della lontananza. Le immagini di Ajello ricordano i viandanti che si aggirano nell’atmosfera melanconica e notturna di Praga, sospesi in una dimensione irreale. L’autore sembra “raccontare” i versi del poeta ceco, rimandare a sensazioni quotidiane e lontane. La figura umana appare chiusa in se stessa, evocata piuttosto che rappresentata; rivela la sua presenza-assenza nell’accordo del bianco e del nero. La poetica dell’uomo nudo si trasforma nelle tele di Ajello nell’indagine del frammento e del corpo umano e richiama alla memoria le prospettive distorte e le figure diafane realizzate da Giacometti. L’incompiutezza e la bellezza incorporea delle figure di Ajello creano un contatto tra gli opposti combinando luce e ombra in un’unica immagine. Il motivo della vita e della morte, la maternità perduta e la memoria sembrano emergere dalla penombra del fondo, dai corpi mutilati. Il soggetto umano assume l’aspetto di un’icona e cede il passo all’evocazione poetica, alla perdita irreparabile di qualcosa o di qualcuno. I corpi nudi senza volto e spesso senza sesso tendono a cadere nel vuoto della tela, si aprono al mondo in bagliori di luce in attesa di scomparire di nuovo nella dimensione atona del non essere. Il linguaggio dell’artista mantiene l’ambiguità e la polivalenza del simbolo, tende a intrecciare corrispondenze insolite tra la scrittura e la pittura, di rimandi sempre nuovi e suggestivi.

La presentazione delle “riflessioni in versi” di Ajello, si è svolta presso l’Ambasciata Ceca a Roma, accompagnata dalla partecipazione del console Andrea Marchione e dell’addetto culturale dell’Ambasciata Jarmila Krejčíková, con la lettura dei Taccuini di Ajello alternata con brani tratti dal Libro azzurro, Libro zigrinato e Libro rosso, (Jiří Orten. Una cosa chiamata poesia, Mondadori, Milano 1991). L’incontro è stato arricchito dalla presentazione e lettura di una serie di poesie inedite tratte dai diari di Orten e tradotte per l’occasione da Susanna Horvatovičová, Dagmar Muri e Davide Sormani.

La mostra del ciclo dei Nudi si è tenuta presso la Galleria Bettivò a Roma nei giorni 7-16 aprile, 2005.


1 – Nudo
tecnica mista su tela
50×70

2 – Nudo
tecnica mista intelaiata
50×70

3 – Nudo
tecnica mista intelaiata
60×80

4 – Nudo
tecnica mista su tela
60×140

5 – Nudo
tecnica mista su carta intelaiata
50×70

6 – Nudo
tecnica mista su carta
80×100

7 – Nudo
tecnica mista su carta intelaiata
60×140

8 – Nudo
tecnica mista su carta
60×100

9 – Nudo
tecnica mista su carta
80×80

10 – Nudo
tecnica mista su carta
50×70

11 – Nudo
tecnica mista su tela
20×40

12 – Albero
tecnica mista su carta fotocopiata
20×30